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Cardiochirurgia del Ca’ Foncello: 40 anni di eccellenza e 26mila interventi eseguiti dalle équipe di Valfrè Polesel e Minniti

Zaia: “E’ una delle eccellenze del territorio, con risultati di altissimo livello”

(n. 118/2025) Oggi al Ca’ Foncello si è celebrato un traguardo straordinario: i 40 anni di attività dell'Unità di Cardiochirurgia dell'ospedale di Treviso. Dalla sua fondazione nel 1985, il reparto ha realizzato quasi 26 mila interventi, il primo dei quali l’8 maggio 1985, salvando e migliorando la vita di migliaia di pazienti e affermandosi come punto di riferimento ed eccellenza a livello nazionale.
Quarant’anni di vite salvate, evoluzione tecnica e continui progressi, quelli della Cardiochirurgia trevigiana: un lungo viaggio sempre accompagnato dall’innovazione in ambito scientifico e tecnologico che ha visto l’utilizzo di tecniche e procedure via via più sofisticate per garantire esiti eccellenti e recuperi sempre più veloci. A testimoniarlo oggi, alla cerimonia celebrativa assieme alla direzione aziendale, i primari che ne hanno fatto la storia (Valfré, Polesel e Minniti) con i rappresentanti delle loro équipe e numerosi direttori delle altre unità operative.
“Questa ricorrenza rappresenta un momento significativo per rendere omaggio a una realtà che, da 40 anni, contribuisce in modo determinante al progresso della medicina e della sanità pubblica – le parole inviate dal Presidente Zaia agli operatori -. La Cardiochirurgia trevigiana è parte integrante del sistema virtuoso delle Cardiochirurgie venete. Grazie alla lungimiranza dei suoi primari, all'elevata professionalità dei suoi chirurghi e alla coesione della squadra, ha raggiunto risultati di altissimo livello. Oggi il reparto è considerato, secondo gli standard del Ministero della Salute, una delle eccellenze del territorio, al servizio di un'ampia area che abbraccia le province di Treviso e Belluno. Desidero esprimere un sentito ringraziamento al professor Carlo Valfré, fondatore e pioniere della Cardiochirurgia moderna, al dottor Elvio Polesel, e al dottor Giuseppe Minniti, attuale primario, insieme a tutti i medici, al team multidisciplinare e allo staff del reparto per l'impegno e la dedizione che hanno reso possibile questo straordinario percorso”.
“Il mio  ringraziamento – le parole del direttore generale, Francesco Benazzi - va a tutto il gruppo e a tutta l’équipe,  e quando parliamo di équipe non parliamo solo della Cardiochirurgia ma di un sistema integrato perché il percorso del paziente inizia  dalla Cardiologia arrivando alla Cardiochirurgia per passare poi alla Terapia intensiva e arrivare alla Riabilitazione. Noi, lo dico con orgoglio, siamo gli unici in Italia che hanno un percorso riabilitativo del paziente post-cardiochirurgico. Ringrazio veramente tutti di cuore per questi risultati”.
“Il professor Carlo Valfré ha fondato una struttura straordinaria che ha consentito la cura cardiochirurgica a migliaia di pazienti in tutti questi anni – il commento del dr Carlo Cernetti, primario di Cardiologia e capo Dipartimento -. Sono onorato di condividere questo percorso con il primario della Cardiochirurgia.  Il dr Minniti  è un professionista che rispetto profondamente, stimo e con il quale condivido valori e soprattutto la passione di trovare soluzioni innovative ma allo stesso tempo garanti di un successo terapeutico per tutti i pazienti che affrontiamo, credetemi, tutti i giorni  con profondo entusiasmo, con tanta abnegazione. Cerchiamo sempre la miglior soluzione per ogni singolo paziente”.

“La nascita di questa Cardiochirurgia è merito dell'avv Pavan, del prof Cevese e del presidente della Regione Veneto che insieme inaugurarono nell'84 la neurochirurgia e al termine della cerimonia dissero “la prossima volta inauguriamo la Cardiochirurgia” ­ - il ricordo del prof Valfré -. I grandi risultati ottenuti da cosa derivano? Dal fatto che la Cardiochirurgia non è un reparto, non è un gruppo di chirurghi, ma è un insieme di discipline che devono essere coordinate e armonizzate nel lavoro. Non si può parlare di Cardiochirurgia se non c'è una Cardiologia, se non c'è un'Infettivologia, se non c'è un esperto di microbiologia e non parliamo degli anestesisti che sono quasi in rapporto marito-moglie nel lavoro quotidiano col paziente. Quando ci fu il primo trapianto cardiaco in cui il sottoscritto non fece altro che prelevare un cuore, fece molto scalpore in giro per l'Italia perché era il primo, ma vi devo dire che non c’è a stupirsi che il primo trapianto cardiaco sia stato fatto a Padova, perché a Padova Gallucci aveva creato un'équipe per seguire i pazienti trapiantati”. 
Nadia Vedovelli, moglie del dr Elvio Polesel (presente in sala convegni e festeggiato da tutti i colleghi), ha portato la sua toccante testimonianza: “Quella di mio marito è stata una vita spesa per la Cardiochirurgia. Di lui ancora oggi coloro che sono stati suoi pazienti ricordano la grande umanità cui univa l’impegno a insegnare ai più giovani l'arte di operare. Lui è sempre stato impegnato, curioso, attento e interessato a tutte le innovazioni scientifiche: i pazienti sono sempre stati la sua priorità, non esistevano sabato e domenica. Il suo giro in reparto doveva farlo sempre: ha dedicato tutta la sua vita all’ospedale con generosità e abnegazione. Voleva un clima di serenità, collaborazione, dedizione e disponibilità nel suo team e ha sempre cercato di ottenere il meglio da ognuno dei suoi colleghi e collaboratori.  Alcuni lo consideravano un papà. Attestati di ringraziamento e stima continuano a giungergli ancora oggi dai tanti pazienti che lui ha operato”.Il dr Giuseppe Minniti, attuale Direttore della Cardiochirurgia ha chiuso il racconto dei 40 anni del reparto con le seguenti parole: “Un filosofo medievale diceva che noi siamo, soprattutto nella conoscenza, nani sulle spalle di giganti. Ecco la realtà è questa: se noi non avessimo avuto giganti che ci hanno preceduto, se non ci fossero state le loro conoscenze ed esperienze, perché loro sono stati pionieri, non saremmo oggi quello che siamo. Il nostro è un raro esempio di Cardiochirurgia, di Unità operativa, in cui il passaggio generazionale è stato un passaggio fruttuoso. Di questo ringrazio tutti, in particolar modo le équipe che da 40 anni trasmettono conoscenza, delicatezza, amore per il lavoro: équipe fatte di medici, infermieri, tecnici, operatori sanitari e personale amministrativo. Tutte queste persone tramandano una ricchezza di valori che è assolutamente unica e 40 anni sono un'enormità; aver conservato questi valori per 40 anni credo che sia una ricchezza che pochi possano vantare”.

I PRIMARI CHE HANNO FATTO LA STORIA: VALFRÉ, POLESEL E MINNITI
Un viaggio, quello della Cardiochirurgia di Treviso, che ha visto al timone dell’Unità operativa tre valenti primari coadiuvati da ottime équipe, iniziato nel 1985 con la fondazione del reparto da parte del prof Carlo Valfré, medico di fama internazionale, che lo ha diretto fino al 2010. Nell’arco temporale della direzione Valfrè l’Unità operativa ha effettuato oltre 12 mila interventi in circolazione extracorporea.
Dal 2007 il prof. Valfrè è stato anche direttore del Dipartimento Cardiovascolare portando le strutture trevigiane a essere riconosciute non solo a livello regionale ma anche nazionale e internazionale. Originario di Treviso, il prof Valfré si è laureato nel 1968 all’Università di Padova iniziando proprio nel policlinico patavino la professione di cardiochirurgo sotto la direzione dei professori Cevese e Gallucci, lavorando per un anno anche negli Stati Uniti. Valfrè è stato uno dei protagonisti del primo trapianto di cuore in Italia, effettuato dal prof. Gallucci a Padova proprio nel 1985, anno di nascita del reparto trevigiano: erano le 3.10 del mattino del 14 novembre quando al Ca’ Foncello il prof Gallucci, affiancato dal prof Valfré, espiantò il cuore al giovane Francesco Busnello: l’organo, trasferito d’urgenza a Padova, venne trapiantato su Ilario Lazzari.
La lunga storia della Cardiochirurgia trevigiana prosegue con continui progressi sia nell’ambito delle innovazioni sia in quello scientifico che hanno consentito al reparto di affermarsi come centro di assoluta eccellenza. Grazie alla Banca dei tessuti di Treviso, creata nel 1992 proprio in memoria di Busnello, primo donatore di cuore battente in Italia, il prof Valfré ha potuto effettuare numerose procedure di impianto di innesti aortici da donatore, impiegando anche materiali biologici ottenuti con metodi di ingegneria cellulare.
Al prof Valfrè consegnò il testimone, nel 2010 quando andò in pensione, a un validissimo collega formatosi professionalmente al suo fianco, il dr Elvio Polesel, che ha diretto la Cardiochirurgia fino al 2017. Originario dell'Opitergino, Polesel divenne conosciuto a livello internazionale per la sua abilità nella ricostruzione delle valvole cardiache, in particolare la mitralica, per la chirurgia aortica e per i bypass coronarici. Dopo la laurea in Medicina conseguita nel 1984 con il massimo dei voti, a cui seguirono le specializzazioni in Cardioangiochirurgia e Farmacologia, Polesel iniziò la carriera nella clinica di Chirurgia cardiovascolare dell'Università di Padova, diretta dal prof Vincenzo Gallucci. Motivi di salute hanno purtroppo costretto Polesel, nell’ottobre del 2017, a un precoce ritiro dall’attività professionale.
A succedergli il dr Giuseppe Minniti: laureatosi in Medicina nel 1998 con il massimo dei voti e la lode all’Università degli Studi di Perugia, sua città natale. Cinque anni dopo arrivò la specializzazione in Cardiochirurgia alla Cattolica di Roma, sempre con il massimo dei voti e la lode. Nel 2018 il suo curriculum si arricchì di un master universitario di II livello in economia e management della sanità all’Università Ca' Foscari di Venezia. Dopo aver frequentato il reparto di Cardiochirurgia dell'ospedale di Perugia, il dr Minniti è giunto al Ca’ Foncello nel 2005, lavorando dapprima come Dirigente Medico con il prof. Valfrè e successivamente come braccio destro del dr. Polesel.  Sotto la sua direzione sono state perfezionate le procedure di riparazione della valvola mitralica con tessuto autologo, quelle per il trattamento delle patologie dell’aorta toracica e per il trattamento chirurgico delle complicanze delle endocarditi batteriche.
 

DATI ATTIVITÀ
Nei 40 anni di attività della Cardiochirurgia Trevigiana sono stati effettuati, quasi 26mila interventi, la maggior parte dei quali sulle valvole cardiache, sull’aorta toracica e di by-pass coronarico.Attualmente vengono effettuati circa 800 interventi l’anno, volume che consente di soddisfare il fabbisogno dell’area vasta di afferenza della Cardiochirurgia di Treviso, ovvero le province di Treviso e Belluno più una quota significativa di pazienti veneti extra area vasta e di pazienti extraregione. La durata del ricovero in Terapia Intensiva si attesta sui 2 giorni, mentre la degenza complessiva nel reparto di Cardiochirurgia si attesta sui 7 giorni. La durata del ricovero in riabilitazione all’ORAS è di circa 2 settimane.I dati del Piano Nazionale Esiti 2024 di AGENAS collocano la Cardiochirurgia di Treviso:

  • come l’unica Cardiochirurgia in Veneto a raggiungere il massimo livello di qualità sui due indicatori di esito considerati (by-pass e valvuloplastiche /sostituzioni valvolari).
  • Tra le 11 strutture italiane che effettuano oltre 400 by-pass coronarici (soglia minima volumi attività a 200 by-pass/anno per UOC come da DM70 del 2015) nei due anni considerati (2022-2023), la Cardiochirurgia di Treviso risulta al 6° posto per la mortalità più bassa in Italia.
  • Tra le strutture Italiane che effettuano almeno 600 interventi di valvuloplastica o sostituzione valvolare isolata nei due anni considerati (2022-2023), la Cardiochirurgia e Cardiologia di Treviso risultano al 4° posto per la mortalità più bassa in Italia.
Ultimo aggiornamento: 12/09/2025