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Medici e infermieri sempre più alleati nell’assistenza ai pazienti, team multiprofessionale fin dal tirocinio clinico

(n. 119/2023) Il tirocinio è da sempre considerato un ambito di apprendimento privilegiato nella formazione dei futuri medici, in quanto occasione per acquisire non solo conoscenze e competenze, ma anche consapevolezza del mondo del lavoro, per riflettere sul proprio futuro occupazionale e per operare scelte formative e professionali consapevoli e efficaci. 

Con queste premesse, l’Ulss 2 ha avviato, sulla scorta dell’esempio patavino, la sperimentazione di un modello educativo di integrazione interprofessionale, che vede gli studenti del 2° anno di Medicina e Chirurgia della sede formativa di Treviso (Università di Padova) affiancati agli Infermieri, al fine di esperire “sul campo” la dimensione umano-organizzativa dell’attività clinica.

Lo scopo di questa esperienza, della durata di due settimane, è quello di implementare il processo di apprendimento e formazione in atto, sia in termini di presa di consapevolezza delle relazioni che intercorrono tra i diversi operatori professionali quale criterio del lavoro multiprofessionale, sia in termini di acquisizione di abilità tecniche, quali ad esempio la somministrazione farmacologica per vie parenterali, il prelievo venoso, l’esecuzione di un elettrocardiogramma e tante altre.

Infermieri, quindi, a fianco degli studenti di Medicina, per gettare le basi per scardinare il lavorare da soli su binari paralleli, quelli del medico e dell’infermiere, che rischiano di non incontrarsi mai.

Si tratta, in realtà, di un’esperienza di matrice oltre oceanica denominata “shadowing interprofessionale”: la Scuola di Medicina dell’Università del Michigan, già diversi anni fa, ha testimoniato l’esperienza positiva di affiancare studenti di medicina agli infermieri per condividere le esperienze. 

Nelle realtà ospedaliere e territoriali dell’azienda trevigiana, dove la sperimentazione è stata avviata dall’inizio di luglio, si respira forte apprezzamento per l’iniziativa che sta producendo effetti positivi in termini di rispetto reciproco, superamento di stereotipi e maturazione di una visione diversa dell’altro professionista. 

Al di là dello sviluppo delle competenze tecniche, lo “shadowing” diventa occasione per osservare come valutare e prendersi cura della persona, organizzare l’assistenza e rapportarsi con le esigenze dell’utenza.

È un momento formativo intenso, di osservazione, di coesione e presa di coscienza della pratica sul campo di un professionista.

Ultimo aggiornamento: 18/10/2023