(n. 111/2025) Havana, Ciambella e Baloo hanno fatto, nelle scorse settimane, il loro primo ingresso in Psichiatria: i tre affettuosissimi cani, un meticcio, un labrador e un border collie sono gli “insoliti” coprotagonisti de “La relazione che cura”, progetto di Educazione assistita rivolto a pazienti ricoverati nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) dell’ospedale di Conegliano. Presentata oggi, l’iniziativa è frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Salute Mentale, diretto dalla dr.ssa Carola Tozzini, e la cooperativa Insieme Si Può: intende ampliare le capacità relazionali, migliorare il comportamento e ottimizzare l’utilizzo delle capacità fisiche delle persone coinvolte.
“Da anni - ha sottolineato Benazzi - ci dedichiamo con particolare attenzione alle iniziative di umanizzazione, in tutti gli ambiti aziendali: la Pet Therapy viene già utilizzata nelle Pediatrie e adesso la estendiamo al reparto di Psichiatria. È provato che le emozioni e l’affettività che si sviluppano nel legame tra la persona e l’animale agiscono positivamente sulla malattia e sullo stato d’animo nei luoghi di cura. Giocare con un cane produce divertimento, rilassamento, emozioni e sensazioni positive che agiscono sul benessere, facilita le espressioni delle emozioni, favorisce il senso di fiducia e di autostima, aumenta la sicurezza personale e riduce i livelli d’ansia. Ringrazio coloro che hanno resto possibile questo progetto, di cui sono particolarmente orgoglioso”.
Gli Interventi Assistiti con gli Animali (IAA) sono previsti da Linee Guida nazionali e, nello specifico, “La relazione che cura” rientra nel filone dell’Educazione Assistita con Animali (EAA).All’interno del progetto, a fianco dell’équipe multiprofessionale dell’SPDC, composta da medico, psicologo e infermiere/operatore sociosanitario, collabora lo staff specializzato nelle EAA, che opera nel Centro specializzato in interventi assistiti con animali “Fattoria Borgo Casoni” della cooperativa sociale Insieme Si Può.Il progetto, avviato a luglio, avrà durata di un anno. Sono previsti incontri settimanali con i cani per pazienti ricoverati, selezionati in base al profilo diagnostico. L’attività sarà costantemente monitorata al fine di valutare le ricadute sia sulla salute del paziente sia sulle attività di reparto.
Il progetto, oltre che rientrare a tutti gli effetti nel percorso di cura dei pazienti coinvolti, aiuterà anche lo stato di salute fisica e mentale degli operatori, fondamentale nel quotidiano impegno in reparto. Gli incontri sono realizzati nel giardino, in prossimità dell’ingresso del reparto, o in caso di maltempo nella stanza dedicata alle attività di gruppo, che prevede un ingresso dedicato separato. Entrambi i luoghi sono stati scelti perché “indipendenti” rispetto alle stanze di degenza e silenziosi, in modo da non disturbare la concentrazione.
I cani coinvolti sono costantemente seguiti attraverso un protocollo sanitario che ne garantisce la salute e definisce prescrizioni che devono essere osservate dall’équipe degli IAA e dagli operatori della struttura.
Gli utenti accudiscono i loro “compagni” di attività cercando di riconoscere i loro bisogni, dal cibo e acqua allo spazzolamento, in modo da sviluppare relazione e legame affettivo, attenzione ed empatia verso il cane. I pazienti imparano a portarli al guinzaglio facendo loro eseguire percorsi a ostacoli per acquisire sicurezza e fiducia nelle proprie capacità e, quindi, rilassamento. Piccoli gesti che per molti di noi sono quotidiani ma che per le persone curate e assistite in un reparto come quello di Psichiatria non sono per nulla scontati.
“Quando è arrivata una donazione anonima per il reparto – ha precisato la dr.ssa Tozzini – ho subito pensato che la destinazione potesse essere un progetto di Pet Therapy, molto utile in una realtà come la nostra, sia per i pazienti sia per gli operatori. L’esperienza proposta facilita il manifestarsi di nuovi stati emotivi. Per condividere con l’operatore queste sensazioni il paziente mostra una migliore capacità comunicativa, manifestando in modo corretto le nuove sensazioni ed emozioni sia tramite lo sguardo che tramite la mimica facciale. Per questo è importante l’osservazione che viene fatta. I pazienti hanno un innalzamento della soglia di frustrazione e una maggiore capacità di tolleranza all’attesa. Inoltre, abbiamo notato una riduzione dell’agitazione e dell’aggressività oltre a un miglioramento del benessere organizzativo interno al reparto”.
“Il progetto “La relazione che cura” - evidenzia Carlo Donadel, vicepresidente della cooperativa sociale Insieme Si Può - è un modello innovativo di cura personalizzata di cui esistono ad oggi poche esperienze in Italia. Siamo pertanto davvero orgogliosi della collaborazione tra l’équipe del nostro Centro Specializzato per gli Interventi Assistiti con gli animali (Borgo Casoni di Susegana) e il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’ospedale di Conegliano. La nostra équipe - composta da diversi profili professionali compreso il veterinario, lo psicologo e l’educatore e guidata dal dottor Oscar Granziera - ha maturato negli anni diverse esperienze di cui è stato possibile dimostrare l’efficacia al fine del miglioramento di alcune abilità relazionali, la riduzione di alcuni sintomi e più in generale l’aumento del benessere psicofisico. Attraverso l’approccio integrato tra sanitari e la nostra équipe e il dispositivo di valutazione che è stato approntato dal Dipartimento di Salute Mentale dell’Ulss 2 ci aspettiamo, non solo la conferma degli effetti positivi ma anche di offrire un contributo agli studi di efficacia in materia”.